martedì 23 giugno 2009

Dall'OSPEDALE al DIABETOLOGO . .

Passai quasi un mese in ospedale con annessi controlli glicemici, iniezioni d'insulina nel tentativo di stabilizzare i miei valori .
In quei giorni non mi sono mai fatto un’idea chiara di cosa fosse il DIABETE, forse per la mia giovane età o forse perché non stavo per niente bene, non ricevevo delle informazioni precise ma degli obblighi comportamentali. Niente bevande zuccherate, dolci e cibi fuori dai pasti, ma nonostante tutto le glicemie alte erano e alte rimanevano.
Ricordo che prima di andare a dormire l'infermiere dell'ultimo controllo glicemico mi diceva
“se senti qualche cosa che non va, chiamaci subito che ti portiamo del latte”
Non capivo cosa volevano dire, a che cavolo doveva servire del latte ???
Che sintomi strani mi dovevano venire ??
Non sapevo come dovevano essere le glicemie, ma l’arrivo nella mia stanza di un ragazzo appena uscito dal coma ipoglicemico mi mise tale ansia che nel vedere una sera nel reflettometro indicare “180” e dico 180 di glicemia, mi turbò! Ma alla fine le mie paure risultarono infondate dato che la glicemia non aveva nessuna intenzione di scendere anzi alcune ore dopo riprese a salire e a stabilizzarsi sui soliti livelli alti. I giorni d’ospedale proseguivano e io non ne cavavo piedi, i valori alti erano e alti rimanevano, quindi alla fine i medici decisero che era il caso di dimettermi e adeguare la terapia alla mia vita quotidiana.
Tornai a casa con il bel reflettometro carico di siringhe e col prescrizione per la visita col diabetologo che sarebbe avvenuta i giorni seguenti.
Il mio primo diabetologo era anche diabetico, insomma era come i docciashampoo,2 cose in uno. Il primo impatto non fu dei migliori, entrato nell’ambulatorio l’assistente a voce bassa disse “questo è il ragazzo che ha rischiato di morire”, io sul momento ho fatto finta di non sentire e continuai a togliermi le scarpe con lo sguardo chino pronto a salire sulla bilancia.
Il DIABETOLOGO aveva una teoria sua, niente dieta e niente genitori durante le visite (ora gli do pienamente ragione, ma sul momento è stato imbarazzante). Nei miei confronti si poneva in modo supponente, questo suo atteggiamento col passare delle visite mi rese agitato, e il solo pensiero d'andare da lui era fonte di stress. Come terapia insulica utilizzavo una insulina LENTA (da fare verso le 23.30) e un'insulina RAPIDA (da fare almeno mezz'ora prima dei pasti), ma non riuscivamo a definire dei BOLI corretti. Non avevo una dieta su cui basarmi, mi sentivo in balia di una cosa che non riuscivo a capire per bene.
I miei decisero di cambiare diabetologo quando mio padre mi vide uscire dall’ambulatorio con le lacrime agli occhi, ero stato preso in giro su una domanda sulle terapie diabetologiche letta su una rivista (non ricordo la domanda, ma ricordo come mi senti merda !)...
Il NUOVO DIABETOLOGO, anzi per essere precisi DIABETOLOGA, si è comportata in maniera differente, mi ha fissato una visita con un dietologo e abbiamo cercato una dieta che mi consentisse di recuperare il peso forma, ero pelle e ossa (avevo perso una ventina di chili durante la convalescenza). Ha continuato a spiegarmi l'importanza degli orari per non rimanere scoperto (tra insulina rapida e insulina lenta) e come fare delle piccole correzzioni in caso di iperglicemia. Insomma nonostante i risultati dal punto di vista di emoglobina glicosilata non fossero bellissimi iniziava a scendere, e io iniziavo ad avere un rapporto più sincero con la mia diabetologa...

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